L’esposizione temporanea Tesori Karenni presenta al pubblico una selezione di tessuti, album fotografici e volumi del patrimonio del Pime legato ai Karenni, etnia minoritaria in Myanmar, che testimonia il prezioso lavoro dei missionari per la valorizzazione delle tradizioni tribali.
All’interno della mostra viene data voce diretta a quattro rappresentanti e attivisti culturali Karenni che interverranno nella conferenza di approfondimento della mostra, accompagnati e introdotti da Georg Noack, conservatore del Linden Museum di Stoccarda, il quale ha condotto una approfondita ricerca sul patrimonio custodito dal Pime relativo a questa cultura.
Il legame che unisce la ex Birmania al Pime risale all’arrivo dei primi missionari nel 1867, anche se le vicissitudini politiche del Paese portarono nel 1966 all’espulsione di tutti i missionari entrati prima dell’indipendenza birmana dagli inglesi, proclamata nel 1948. Negli anni della loro presenza tra le cosiddette “tribù dei monti”, come i Karenni, i missionari del Pime hanno offerto un grande contributo alla conservazione delle loro tradizioni, codificando in testi scritti, con alfabeti e simboli a volte appositamente creati, i linguaggi locali fino ad allora esclusivamente orali.
Il gruppo etnico dei Karenni, che comprende i sottogruppi Kayah, Kayan e Kayaw, a cui appartengono i quattro rappresentanti culturali in arrivo a Milano, popola perlopiù la regione corrispondente allo Stato Kayah e ad alcune aree negli adiacenti Stati Kayin e Shan.
La loro travagliata storia degli ultimi due secoli, contrassegnata prima dall’alleanza con il governo coloniale inglese e successivamente da sanguinosi conflitti per rivendicare l’autonomia dall’autorità birmana, ne ha condizionato dolorosamente la cultura e il modo di vivere. «Dal 1948 al 2012 – racconta Noack – quando finalmente è stato firmato un cessate il fuoco tra i gruppi indigeni armati e l’esercito governativo birmano, la regione Karen ha vissuto 64 anni di una guerra sempre più brutale, che ha causato numerose vittime, feriti e migliaia di civili sfollati». Se si considera che molti membri delle comunità tribali non parlano la lingua ufficiale birmana e che le loro tradizioni si tramandano spesso solo oralmente, non è difficile immaginare quanto sia alto per i giovani il rischio di perdere la propria identità culturale.
L’esposizione valorizza in particolare il patrimonio collezionato e portato in Italia da padre Grato Meroni, missionario del Pime nella ex Birmania tra il 1948 e il 1960.
La collezione di padre Meroni è entrata da poco a far parte della collezione del museo del Pime e i beni esposti costituiscono una testimonianza originale e concreta di una cultura che sta cercando di rivitalizzarsi e di ricostruire la memoria del passato.
In mostra verranno esposte anche una selezione di beni appartenenti al patrimonio librario e fotografico del Pime. Sarà possibile infatti vedere alcune annate della rivista “Le Missioni Cattoliche” – come si chiamava il periodico del Pime prima di diventare “Mondo e Missione” – e rari album fotografici e cartoline d’epoca che raccontano storie di vita e aspetti inediti delle popolazioni di cui la mostra parla.